lunedì 7 novembre 2011

Che abbiano la vita e l’ abbiano in abbondanza














Salvatore Cimmino, Padre Raffaele Mandolesi e il Vescovo di Goma Theophile Kaboy Ruboneka

Innanzitutto voglio esprimere la mia soddisfazione, e anche l’orgoglio, per essere qui in mezzo a voi e per l’affetto che, ancora una volta, avete voluto dimostrarmi.
Il sostegno che ricevo in giro per il mondo mi permette di lavorare con convinzione e entusiasmo.
Sono questi momenti, di partecipazione, di condivisione che contribuiscono in larga misura alla costruzione di una società più consapevole, più attenta, più sensibile e più accogliente nei confronti delle persone con disabilità.

Sono onorato e profondamente emozionato di avere qui con noi oggi Monsignor Theophile Kaboy Ruboneka, Vescovo di Goma, capoluogo del Nord-Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo.
Durante la celebrazione che segnò il passaggio della sua guida pastorale alla diocesi, auspicò: “Che il Nord-Kivu cessi di essere la provincia della guerra, delle violenze sessuali, del disonore, e diventi il granaio del Congo dei grandi laghi, il granaio dell’Africa centrale”.
Scelse come motto episcopale: “Che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Le grandi sfide della storia possono essere vinte solo con l’impegno di tutti.

L’importanza di conoscere e far conoscere il mondo dei cosiddetti “poveri” può arricchire più di quanto si possa immaginare.
Gli scambi con le popolazioni del sud del mondo, con le loro culture e le loro aspettative, aprono un orizzonte di arricchimento culturale a noi che possediamo tante cose.
Capiamo finalmente che non sono le cose, ma la comunione con le persone a dare gioia e significato alle nostre esistenze spesso rinchiuse nell’individualismo.
La prossima sarà la tappa del “fare”, ho scelto la Repubblica Democratica del Congo perché questo paese è stato penalizzato da due guerre “importate” dall’esterno e che hanno causato la morte di quattro milioni di persone, di centinaia di migliaia di persone mutilate, e una situazione economica tra le più povere e instabili della Terra.
La proposta progettuale di questa tappa si prefigge l’obiettivo di migliorare le condizioni sanitarie dei bambini e degli adolescenti con disabilità di Goma attraverso la cura e l’assistenza nella riabilitazione, nella scolarizzazione e nella formazione professionale.
Certamente è un progetto molto ambizioso, ma ciò nonostante mi impegnerò con tutte le mie forze, con le mie umili possibilità perché si realizzi.
Migliorare e garantire le condizioni sanitarie d’eccellenza e la cura dei bambini e degli adolescenti con disabilità del centro disabili di Goma è un dovere del mondo occidentale.
Il sistema sanitario pubblico congolese si trova oggi in condizioni estremamente precarie dal punto di vista strutturale e finanziario e non è in condizione di far fronte alle necessità di prevenzione, di assistenza e di cura per gran parte della popolazione.
Secondo la banca mondiale, in Repubblica Democratica del Congo, il 90% della popolazione, ha scarso o nessun accesso alle cure sanitarie e la distanza dalle strutture esistenti, rende in molti casi,estremamente difficili l’ accesso adeguato alle cure e all’ assistenza.
Ecco perché è necessario e urgente rafforzare le capacità di intervento e di sostegno in favore dei bambini e degli adolescenti con disabilità assistiti, in modo da scongiurare il loro abbandono da parte dei familiari.
Infatti uno dei problemi più gravi è di natura culturale: là dove nasce un bambino e/o diviene per cause successive disabile, la famiglia lo nasconde e/o l’ abbandona per la vergogna.






















Salvatore Cimmino, Michael Lenton, il Vescovo Theophile Kaboy Ruboneka, Padre Raffaele Mandolesi e Suor Serena


Un disabile ha diritto di ricevere massimo rispetto e considerazione, ha diritto pieno alla stessa dignità di tutti gli esseri umani.
Molto spesso una persona disabile sviluppa un’umanità più ricca, una consapevolezza di sé e del mondo che lo circonda più profonda, un atteggiamento verso la vita più equo, più appropriato.
Ray Charles sosteneva che le cose ci sono date affinché le trasformiamo in qualcosa di prezioso, Lui divenne cieco da bambino ma questo non gli impedì, anzi lo aiutò a diventare uno dei più grandi musicisti di sempre. Diceva: la musica ce l’ho nel sangue, ma l’energia e la gioia sono state lo strumento con cui ho suonato una vita meravigliosa. Ray non è stato un caso isolato: artisti, scienziati, politici hanno convissuto e continuano a convivere con la disabilità che non gli ha impedito di realizzare i loro sogni.

In conclusione, mi appello a quelle realtà che operano nel mondo dell’assistenza e della riabilitazione protesica, perché facciano un passo avanti, cooperino e contribuiscano alla trasformazione della sofferenza di tanti bambini e adolescenti con disabilità del Centro protesi di Goma, in gioia di vivere.

Con Affetto

Saslvatore Cimmino

That they may have life and have it abundantly

















Salvatore Cimmino, Padre Raffaele Mandolesi e, il Vescovo Theophile Kaboy Ruboneka

First of all I want to express my joy and pride for being here among you and for the affection that, once again, you have chosen to show me. The support I receive around the world allows me to work with determination and enthusiasm. These moments of participation and sharing contribute greatly to building a society which is more aware, more alert, more sensitive and welcoming to people with disabilities.
I am deeply honored and excited to welcome here with us today Theophile Kaboy Ruboneka, Bishop of Goma, capital of North Kivu, Democratic Republic of Congo.
During the celebration that marked the transition to his pastoral leadership to the diocese, his introductory statement called for: “The North-Kivu ceases to be the province of war, sexual violence, shame, and becomes the granary of the Congo, of the Great Lakes, of all of Central Africa. He chose as his episcopal motto: “That they may have life and have it abundantly.” The great challenges of history can be overcome only with everyone’s commitment.
The importance of increasing and spreading the knowledge of the world of the so-called “poor” can enrich ourselves more than you can imagine. Interacting with the people of the South, with their cultures and their expectations, opens up an entire horizon of cultural wealth to us who have so many things. We understand now that it’s not what we own, but sharing it with other people, that gives us joy and meaning to our lives, often locked into individualism. The next step will be on the ground, and I chose the Democratic Republic of Congo because this country was affected by two “imported” wars that have caused the death of four million people, hundreds of thousands of mutilated victims, and an economic situation among the poorest and most unstable in the entire Earth. The proposed goal of this stage of my world tour is to improve the health of the disabled children and adolescents of Goma through care and assistance in rehabilitation, education and vocational training. It certainly is a very ambitious project, but nevertheless I will go forward with all my strength and humility, because it can happen.
It is a duty of the western world to improve and ensure excellent health conditions and care of children and adolescents with disabilities in the Goma center for the disabled. The Congolese public health system is now in extremely precarious conditions both in structural and financial terms and is not in a position to meet the need for prevention, care and treatment for the majority of the population. According to the World Bank, in the Democratic Republic of Congo, 10% of the population has little or no access to health care and lives at a distance from existing structures which, in many cases, makes it extremely difficult to access the appropriate care and support. That’s why it is necessary and urgent to strengthen the intervention and support capabilities for children and adolescents with disabilities, in order to prevent their abandonment by family members. In fact one of the biggest problems is of a cultural nature: when a disabled child is born or becomes disabled at a later stage, the family hides or abandons him in shame.



















Salvatore Cimmino, Michael Lenton, Vescovo Theophile Kaboy Ruboneka, Padre Raffaele Mandolesi e Suor Serena

Every disabled person deserves to receive the highest degree of respect and consideration, and is entitled to the full dignity of all human beings. Very often a person with a disability develops a richer humanity, a deeper awareness of himself and of the world around him and a more fair and appropriate attitude toward life. Ray Charles claimed that all things are given to us in order to transform them into something more valuable. He became blind as a child but this did not prevent him – on the contrary it even helped him – to become one of the greatest musicians ever. He said: the music is in my blood, but my energy and my joy were the instruments I played my wonderful life with. Ray was not an isolated case: many artists, scientists and politicians have lived and continue to live with disabilities which have not prevented them from realizing their dreams.
In the end, I make an appeal to those companies that operate in the world of health care and prosthetic rehabilitation, to make a step forward, to cooperate and to contribute to turning the painful lives of so many children and adolescents with disabilities of the prosthesis center in Goma, into lifes of joy.


Kia Ora

Salvatore Cimmino