lunedì 22 marzo 2010

Figli di una Giurisprudenza minore


( per non precludere i diritti di libertà e autonomia della parsona disabile )












Kefar Nahum, 15 gennaio 2010


Nel nostro paese il modello di welfare tende sempre più a ridurre al minimo l’ intervento dello Stato delegando la risposta ai problemi dei deboli ad espressioni spontanee di beneficenza.
Questo modello ha prodotto un “volontariato consolatorio”: volontari, ma per contare qualcosa.
Il volontariato, nato per aiutare i più deboli, i più emarginati, rischia di diventare funzionale proprio a quel sistema che, mentre da un lato continua a produrre nuovi deboli, nuovi emarginati, dall’ altro sostiene ed agevola chi si impegna per alleviare le loro sofferenze.
Nessuno vuole negare che un gesto d’ amore verso una persona in stato di bisogno sia in sè un atto degno di lode. Tuttavia se si vuole che questi movimenti d’ amore e donazione gratuita inneschino un processo di cambiamento strutturale sulle condizioni di vita di chi oggi subisce il disagio, occorre che l’ azione di volontariato tenga conto di alcuni aspetti fondamentali:
impegno in azioni volte alla rimozione delle cause dell’ emarginazione, attenzione all’ orientamento dei servizi, rifiuto della delega e individuazione di nuovi modelli di vita.
Attualmente, non si può non tener conto che la stragrande maggioranza del volontariato è orientato verso un’azione di sostegno compassionevole delle persone e delle famiglie in difficoltà, senza intervenire analiticamente sulle cause del bisogno.
Finora, anche la stragrande maggioranza delle forze politiche, i sindacati, nonché tutte le forze sociali, non sono adeguatamente intervenute a difesa delle esigenze e dei diritti di coloro che, privi delle necessarie capacità di azione, non hanno alcuna possibilità di tutelare i propri interessi vitali: disporre di strutture per la riabilitazione, essere curati se malati, avere risorse economiche sufficienti per l’assistenza.
Si tratta di persone con disabilità motorie e/o mentali che non sono in grado di autodifendersi.
Ad evitare fraintendimenti, è noto che ben diversa è la posizione dei partiti e dei sindacati quando si tratta dell’ affermazione e della salvaguardia dei diritti, ovviamente sacrosanti, per esempio dei disoccupati o dei cassaintegrati, di persone cioè che hanno la capacità di esprimere i loro bisogni e di agire anche attraverso forme di protesta e di proposta.
Sia ben chiaro che ritengo molto importanti le azioni delle forze politiche, sindacali e sociali che hanno lottato e lottano per liberare dal bisogno i gruppi sociali subalterni, ma non posso fare a meno di rilevare che molto raramente e solo sporadicamente le stesse organizzazioni hanno assunto iniziative concrete nei confronti delle persone che oggi, ma presumibilmente anche in futuro, non sono e non saranno in grado di impegnarsi, a causa delle loro condizioni psico-fisiche, in iniziative efficaci volte all’ affermazione dei loro bisogni vitali e dei loro diritti.
Oltre a questo, è assai preoccupante che sia estremamente carente, e spesso assente nel bagaglio culturale di molte organizzazioni politiche e sociali, l’analisi delle condizioni di vita delle persone “ultime” della società e quindi carenti risultano le proposte rivolte alla rimozione delle cause dell’ emarginazione.
La prova inconfutabile di questa triste realtà è stata l’approvazione di qualche anno fa della Legge 328/2000 di riforma dell’ assistenza e dei servizi sociali, avvenuta all’ unanimità sia alla Camera che al Senato, in cui sono stati cancellati diritti di cui godevano i più deboli.
La presenza delle attuali profonde carenze culturali è dimostrata dai giudizi positivi emersi in merito a questa Legge da parte di esperti del settore sociale.
Numerosi sono stati addirittura coloro che hanno sostenuto che in questa Legge vi sono diritti esigibili, in effetti del tutto inesistenti.
Un altro primato della Legge 328/2000, assai grave, riguarda la sottrazione dall’esclusiva destinazione alle persone “Ultime” dei patrimoni delle IPAB, ( Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ). Invece di stanziare ulteriori risorse, data la carenza di strutture e servizi, ne sono state tolte in maniera rilevante senza sollevare opposizioni e riserve da parte di coloro che affermano, ogni qualvolta che si trovano sotto i riflettori, di essere dalla parte dei più deboli.
Infine, un altro aspetto inquietante da rilevare è l’accettazione passiva dello scarico sulle famiglie di competenze sanitarie e socio assistenziali, per cui la cura e/o l’ assistenza di persone non autosufficienti determina molto spesso condizioni di povertà e, in molti casi, di miseria.
A mio avviso, le forze politiche, sindacali e le organizzazioni di volontariato che intendono operare concretamente a favore delle persone disabili dovrebbero riconoscere che il miglioramento delle loro condizioni di vita si possono conseguire solamente riconoscendo a questi cittadini “Diritti Esigibili” e mettendo in atto tutte le iniziative occorrenti affinché questi diritti siano attuati.
Un Diritto subordinato alle risorse è un non Diritto!
Il Diritto soggettivo si differenzia dal semplice interesse o dalla semplice aspettativa per il fatto di essere esigibile, cioè per l’ esistenza nell’ordinamento di mezzi che ne garantiscono l’attuazione.
In conclusione, o c’è un Diritto esigibile a specifiche prestazioni oppure si cade nella mera beneficenza.

Con Affetto
Salvatore Cimmino

Children of a lesser Low

( not to foreclose the rights of freedom and autonomy of the disabled person )













Salvatore Cimmino tra Luca Baldini e Filippo Tassara. Muggia 27 settembre 2009



In our country, the model of welfare tends to reduce any intervention by the State to a minimum, delegating the response to the problems of the vulnerable to spontaneous expressions of charity.
This model has produced “consolational volunteers”. Volunteers, but with a precise aim.
Volunteerism, created to help the weak, the emarginated, risks becoming functional to that system which on one side continues to produce new vulnerable, new emarginated people, and on the other sustains and helps those who strive to alleviate their suffering.
Nobody denies that a caring gesture towards a person who needs help is a worthy action. However, if these gestures and free donations innest a process of structural changes to the lifestyle of those who suffer, then the action of volonteerism needs to take some fundamental principles into account: strive to take action which will remove the cause of emargination, attention to who benefits from the services, refusing delegation and seeking new models of life. Currently it’s impossible not to notice that the huge majority of volunteerism is oriented towards actions of compassionate support of people and families in difficulty, without analysing the cause of their needs.
Until now, most political forces, sindacates, and social services haven’t intervened sufficiently in defence of the needs and rights of those who, unable to act themselves, have no possibility of defending their own vital interests: the need for structures for rehabilitation, the need for care if they are ill, sufficient economic resources for assistence.
These are people with physical and mental disabilities who can’t defend themselves.
Don’t misunderstand me, the position of political parties and unions is very different when considering the affermation and safeguard of the rights, which are of course of primary importance, for the unemployed, of people who can express their needs and act through forms of protest and proposal.
I hope it’s clear that I consider the action of policical and social forces and unions of primary importance. They have fought and fight to free from need the subaltern social groups, but they can’t help but reveal that very rarely and only occasionally, the same organizations have undertaken concrete initiatives towards people who today and presumibly in the future are not and will not be able to take part in effective initiatives aimed at expressing their needs and rights, because of their psychophysical condition.
Also, it’s worrying that in the culture of many political and social organizations there is no analysis of the conditions of life of the people who are “last” in society and so efforts to remove the causes of their emargination are lacking.
The undeniable proof of this sad reality was the approval a few years ago of law n. 328/2000 to reform assistance and social services, passed unanimously both in the Chamber and in the Senate in which fundamental rights pertaining to the weakest were cancelled.
The presence of the current huge cultural gaps is demonstrated by positive opinions which have emerged regarding this law by experts in the social sector.
Many of them maintain that in this law there are rights which in effect don’t exist.
Another first for law 328/2000, which is very serious, regards the removal of the exclusive destination to people in need of the patrimony of the IPAB (Public Institutions for Assistance and Charity) . Instead of creating new resources, given the poor quality of structures and services, many have been removed without opposition or reserve by those who maintain, when they are in the spotlight, that they are on the side of the needy.
Finally, another worrying aspect to reveal, is the passive acceptance of loading families with the costs of health and social assistance, so that care and or assistence of people who are not able to help themselves often determines conditions of poverty and in many cases misery.
In my opionion, the political forces, sindacates and voluntary organizations who want to help disabled people should recognize that the improval in their lifestyle can only happen if these citizens are given “Fundamental Rights” and put into act all the necessary initiatives so that these rights are obtained.
A right which is subordinate to resources is a no-right!
The subjective right is different from simple interest or simple expectance, because it it fundamental so the means must be provided to guarantee that it happens. In conclusion, either there is a fundamental right to specific services, or it becomes mere charity.


Yours Faithfully


Salvatore Cimmino

martedì 9 marzo 2010

Io ho un sogno
















Nel mondo ci sono 600 milioni di persone disabili, cifra che rappresenta il 10% della popolazione globale e il 15 % della popolazione europea.
In Italia ci sono 5 milioni di persone disabili, di cui 3 milioni, tra i 6 e i 75 anni, che convivono con difficoltà motorie talmente gravi da comportare il pressoché totale sconfinamento.
Oltre 2 milioni di persone sono invece colpite da ritardo mentale, e fra esse diverse decine di migliaia soffrono di forme di tipo grave e severo.
La situazione di handicap, sia esso fisico-motorio o mentale, comporta uno sconfinamento più o meno totale, con una diretta influenza sulle capacità e possibilità di apprendimento, comunicazione, autoaccudimento, interazione sociale, gioco, lavoro e possibilità di evitare i pericoli.
In una parola, esistono numerosi individui che, di fatto, sono costretti ad assistere passivamente alla vita, spettatori e non più (o non mai) attori.
Attraverso la tecnologia odierna oggi è possibile pianificare ed attuare interventi mirati tali da migliorare drasticamente le condizioni di vita di una persona disabile.
Ecco perché è urgente intervenire quanto prima sui LEA, ( Livelli Esistenziali di Assistenza ), e sul Nomenclatore Tariffario, affinché i progressi ottenuti dalla ricerca possano contribuire a restituire dignità e qualità di vita migliore alle persone disabili.
Io ho un sogno, ed è quello di rendere fruibile questa tecnologia a tutti quelli che ne hanno bisogno.
Io ho un sogno, ed è quello che una persona disabile non venga più definita un’ammalata.
Io ho un sogno, ed è quello di eliminare, nel nostro paese, migliaia di sciacalli e medici compiacenti che si appropriano indebitamente dei diritti delle persone disabili, ledendo e danneggiando la società.
Io ho un sogno, che un giorno il mio paese sarà culturalmente e psicologicamente maturo dal punto di vista dell’ accoglienza e dell’ integrazione.
Io ho un sogno, che un giorno nel mio paese non ci saranno più barriere per le persone disabili:
il lavoro, la dignità, la libertà, l’ autonomia, i giochi, l’ allegria, non restino nè un desiderio nè
un’aspirazione ma una realtà.
Io ho un sogno, che un giorno nel mio paese si possa condividere il progresso e il benessere, oggi!!!
Come voi ben sapete, non smetterò di nuotare fino a quando il mio sogno non diverrà realtà.

Con Affetto

Salvatore Cimmino

I have a dream
















There are 600 millions of disabled people representing 10% of the global world population and
15 % of the European population.
In Italy there are 5 million disabled persons out of which 3million, aged between 6 and 75, are affected by such a high mobility problems which leads them to an almost total isolation.
More than 2 million people are affected of mental problems and thousands of them suffer of very severe forms of this disorder.
Such handicaps whether physical mobility or mental illness, imply an almost total isolation of the disabled person affecting his/her capabilities and possibilities to learn, to communicate, to take care of oneself, to socially interact, to play to work, to avoid danger.
In one word , there are several individuals that are passively watching at life: spectators and not any longer (or never been ) actors.
Technology to-day allows to plan and to treat disabled persons helping them to significantly improve their life conditions.
That’s way we need to act immediately on LEAs, (Existential Levels of Assistance) and on the Tariff Nomenclature, so that all the results achieved through Research Activities may help disabled individuals in regaining dignity and a better life quality.
I have a dream: that is to allow anyone who’s in need of, to benefit from this technology.
I have a dream: that is each single disabled individual won’t be referred to as an ill person.
I have a dream: that is to get rid of thousands of jackals and accommodating doctors who unlawfully grab disabled persons’ rights, negatively impacting and damaging the society.
I have a dream: that is one day my Country will be culturally and psychologically ready to host and integrate disabled individuals.
I have a dream: that is one day in my Country there won’t be any more barriers to disabled individuals: work , dignity, freedom, independence, games, happiness should not be considered as wishes or aspirations but as reality.
I have a dream: that is one day in my Country we will all share progress and welfare, now!!!

As you all well know, I shall not stop from swimming until my dream will become true.

Yours Faithfully
Salvatore Cimmino